Finanziarizzazione e’ una parola lunga: se potessi usarne una con meno sillabe lo farei, perche’ e’ il cuore del progetto neoliberista ed e’ necessario comprenderla meglio.
Gli economisti impiegano questo termine per descrivere quattro cambiamenti specifici, iniziati negli anni ottanta:
1. Le aziende hanno voltato le spalle alle banche e si sono rivolte ai mercati finanziari aperti per i fondi necessari alla loro espansione.
2. Come nuove fonti di profitto, le banche hanno puntato sui consumatori e su un insieme di attivita’ complesse e ad alto rischio che chiamiamo «investment banking».
3. I consumatori ormai partecipano direttamente ai mercati finanziari: carte di credito, scoperti di conto, mutui, prestiti per gli studi e auto comprate a rate sono entrati a far parte della vita di tutti i giorni […]
4. Tutte le forme semplici di finanza ormai generano un mercato finanziario complesso […]
Il vostro contratto di telefonia mobile, la vostra iscrizione in palestra, l’energia che consumate in casa – tutti i vostri pagamenti regolari – sono impacchettati in strumenti finanziari che generano interessi costanti per un investitore, molto prima che decidiate di acquistarli. E qualcuno che non avete mai incontrato scommettera’ sulla possibilita’ che voi onoriate i vostri pagamenti […]
La finzione che sta al cuore del neoliberismo e’ che tutti possono godersi lo stile di vita del consumatore senza bisogno che i salari crescano.
Ti puoi indebitare, ma non andrai mai in bancarotta: se ti indebiti per comprare una casa, il valore dell’immobile crescera’ sempre. E ci sara’ sempre inflazione: percio’, se ti indebiti per comprare una macchina, il valore del debito residuo si sara’ ridotto, nel momento in cui avrai bisogno di comprarne un’altra, lasciandoti ampio margine per indebitarti ancora di piu’ […]
Ma la finanziarizzazione ha creato problemi intrinseci, problemi che hanno innescato la crisi, ma che la crisi non ha risolto.
Mentre la moneta cartacea e’ illimitata, i salari sono reali.
Si puo’ andare avanti a creare moneta all’infinito, ma se ai lavoratori ne arriva una quota sempre piu’ bassa, e al contempo una parte crescente dei profitti e’ generata dai loro mutui e dalle loro carte di credito, prima o poi si andra’ a sbattere contro un muro.
A un certo punto, l’espansione dei profitti finanziari realizzati attraverso l’erogazione di prestiti a consumatori in affanno raggiungera’ il limite, e scattera’ indietro come una molla: e’ esattamente cio’ che e’ successo quando e’ scoppiata la bolla dei mutui subprime.
Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/