La crescita di una cultura di sinistra di ispirazione edonistico-libertaria (radical chic) ha ugualmente contribuito a separare i partiti di sinistra dagli strati popolari, i quali hanno assistito con stupefazione prima all’emergere, e poi all’insediamento mediatico, di una sinistra mondana e arrogante portata, piu’ che a tutelare gli interessi della classe operaia, a difendere la “omogenitorialita’”, i clandestini, l’“arte contemporanea”, i diritti delle minoranze, il discorso sugli “stereotipi di genere”, il “politicamente corretto”, le fobie corporali e la sorveglianza permanente del comportamento altrui.
Il liberalismo culturale confluiva cosi’ nel liberalismo economico che, al fine di permettere l’espansione senza fine del mercato, cerca di distruggere tutte le forme tradizionali di esistenza, a cominciare dalla famiglia, che e’ una delle ultime isole di resistenza al regno del solo valore commerciale.
Gli eredi del Sessantotto, i quali un tempo gridavano «vietato vietare» e «godere senza ostacoli» (due slogan tipicamente liberali), hanno dal canto loro compreso rapidamente che i loro desideri potevano essere soddisfatti meglio dal capitalismo liberale e sono cosi’ passati senza difficolta’ dal “godere senza ostacoli” al “consumare senza limiti” e dall’utopia della globalizzazione della societa’ senza classi all’utopia della globalizzazione neoliberale.
Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/