Poche idee hanno cosi’ profondamente avvelenato la mente di tante persone quanto la nozione di un “libero mercato” esistente da qualche parte nell’universo e con il quale il governo “interferisce”.
In questa concezione, qualunque disuguaglianza o insicurezza generata dal mercato viene vista come la conseguenza naturale e inevitabile di “forze impersonali” del mercato […]
Secondo tale visione, qualunque cosa si faccia per ridurre la disuguaglianza o l’insicurezza economica – far funzionare l’economia per la maggior parte di noi – rischia di distorcere il mercato, rendendolo meno efficiente, o di produrre conseguenze involontarie che potrebbero finire per danneggiarci.
Anche se imperfezioni del mercato come l’inquinamento o la scarsa sicurezza dei posti di lavoro, o la necessita’ di beni pubblici come la ricerca di base o persino gli aiuti ai poveri, possono richiedere di quando in quando l’intervento del governo, si tratta di eccezioni alla regola generale per cui il mercato ne sa di piu’.
La visione prevalente e’ cosi’ dominante che oggi e’ data quasi per scontata. Viene insegnata pressoche’ in ogni corso di principi di economia. Ha fatto breccia nel discorso pubblico quotidiano. La si sente in bocca a politici di destra come di sinistra […]
Ma la visione prevalente, cosi’ come il dibattito che ha prodotto, e’ completamente fallace. Non ci puo’ essere alcun “libero mercato” senza un governo. Il “libero mercato” non esiste in natura, lontano dalla civilta’.
La competizione in natura e’ una lotta per la sopravvivenza in cui di solito vince il piu’ grande e il piu’ forte. La civilta’, al contrario, e’ definita da regole; sono le regole a creare i mercati, e i governi a generare queste regole.
Info:
https://www.artapartofculture.net/2015/09/24/come-salvare-il-capitalismo-robert-reich-racconta-le-difficili-dinamiche-delleconomia/
https://www.criticaletteraria.org/2015/12/reich-come-salvare-il-capitalismo-fazi.html