Economia di mercato/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Per rimettere in moto la macchina del denaro e ripristinare il potere sociale minacciato, i detentori di capitale si sono avvalsi di una serie di strategie tipiche delle fasi di contrazione economica: in primo luogo, si impegnarono a fondo per ridurre i costi dei fattori produttivi, ossia i salari, le tasse e i costi delle risorse.
Per spingere al ribasso i salari e le tasse, esistevano anche in questo caso diversi modi: lotta ai sindacati, ai salari minimi legali e agli standard lavorativi; delocalizzazione della produzione verso Paesi con manodopera a basso costo; finanziamento di campagne per la riduzione delle imposte sulle imprese; trasferimento delle sedi aziendali in paradisi fiscali, ecc. […]
La seconda reazione, anch’essa tipica delle fasi di contrazione, fu un’espansione delle attività speculative […]
Si dice spesso che la speculazione e’ sostanzialmente un gioco a somma zero per quanto riguarda la totalita’ degli speculatori; ma nella pratica le cose vanno diversamente. Infatti, mentre i profitti confluiscono nelle mani dei privati durante la fase di espansione di una bolla speculativa, non appena questa scoppia, le casse pubbliche sono solitamente pronte a compensare gran parte delle perdite e a scaricarle sulla societa’ in generale.
Un esempio tipico e’ la grande crisi bancaria e immobiliare degli Stati Uniti del 1982, nota come “Savings and Loan Crisis”: dopo lo scoppio della bolla, il settore pubblico si e’ assunto la responsabilita’ dei costi per ben 124 miliardi di dollari, mentre le societa’ private hanno dovuto coprire perdite per soli 29 miliardi. Questo schema si e’ ripetuto dall’inizio degli anni Ottanta nelle innumerevoli crisi bancarie e finanziarie, fino alla crisi finanziaria globale del 2008 e alla successiva “crisi dell’euro”. Per rendere la speculazione redditizia in modo duraturo, pertanto, non solo è necessario abolire le norme ostruzionistiche, ma anche garantire che le perdite speculative non siano sostenute dagli stessi speculatori. Sebbene questo principio sia incompatibile con l’ideologia neoliberista, esso ha ricoperto fin dall’inizio un ruolo cruciale nella pratica”

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