La guerra sul campo sta dimostrando in maniera inequivocabile che Vladimir Putin sta portando a livelli mai visti la linea tendenziale di sviluppo emersa nel corso dei precedenti conflitti del post-Guerra fredda, e che prevede la distruzione sistematica della polis: della citta’ come struttura urbanistica e come modello di socialita’.
Non e’ un caso che Mosul e Falluja siano assurte a epitomi della guerra in Iraq, Raqqa di quella in Siria, Tripoli e Tobruk del conflitto in Libia, Sana’a di quello in Yemen […]
L’accanimento col quale le forze armate russe si stanno dedicando, su ogni fronte, alla distruzione delle citta’ ucraine […] sia quello di annientare cio’ che la citta’ rappresenta: bombardare Sarajevo o Kiev non vuol dire soltanto distruggerne le infrastrutture, ma annichilire l’idea stessa di cittadinanza […]
L’ulteriore conseguenza dell’urbicidio messo in atto dalla Russia in Ucraina – come nelle altre nuove guerre ma su scala ben piu’ ampia – e’ la proliferazione del mercato nero in ogni settore dell’economia: dal rifornimento dei beni essenziali, al traffico dei migranti, oltre che delle armi; in grado di garantire una crescita esponenziale dei profitti a quelli che un tempo avremmo definito «profittatori di guerra».
Ma a guadagnarci sono anche le borse, cui si offre su un piatto d’argento l’opportunita’ di speculare sull’aumento dei prezzi delle risorse energetiche o del grano.
Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/IL_FATTO_QUOTIDIANO_27012024.pdf
https://www.micromega.net/author/fabio-armao/
https://www.globalist.it/culture/2024/03/25/capitalismo-di-sangue-analisi-su-conflitti-globali-e-crisi-economica/