I «quattro motori della diseguaglianza» […]
Il primo motore e’ il potere del capitale sul lavoro: nell’epoca neoliberista si sono rovesciati i rapporti di forza, soprattutto grazie all’ascesa della finanza e all’indebolimento dei sindacati […]
La seconda ragione sta nella crescita del capitalismo oligarchico, nella creazione cioe’ di una nuova aristocrazia del denaro, con una concentrazione della ricchezza mai vista. La concentrazione di questa ricchezza ha avuto la priorita’ sulla crescita dei flussi di reddito […]
A queste due prime ragioni [si aggiungono] altri due motivi piu’ profondi e che riguardano innanzitutto i processi di individualizzazione sociale, ovvero l’indebolimento delle identita’ collettive, dei corpi intermedi e dei sindacati a favore di processi di precarizzazione e frammentazione del mercato del lavoro. Anche questo e’ un segno del potere del capitale sul lavoro. Non solo individualizzazione, ma privatizzazione di ogni dimensione sociale […]
Infine c’è l’arretramento della politica […], la riduzione del ruolo dello Stato che ha dato ancora piu’ spazio al mercato e alla dinamica del profitto privato a scapito dell’interesse generale. Questo arretramento ha significato non solo una ritirata dall’esercizio della funzione di governo e delle politiche pubbliche, ma anche la loro subalternita’ – e, in alcuni casi, l’appalto – al potere economico e finanziario nelle decisioni assunte […]
Se non si mette mano a misure di limitazione della trasmissione dei privilegi, le diseguaglianze si trasmettono da una generazione all’altra.
Attraverso un coefficiente di trasmissione intergenerazionale di diseguaglianza, con una metodologia statistica elaborata negli ultimi trent’anni, e’ stata stimata la situazione in Europa. La scala va da 0 a 1. Se e’ 0, significa che la trasmissione intergenerazionale della diseguaglianza non esiste; se e’ 1, invece, e’ totale.
Mentre nei Paesi nordici come Svezia e Danimarca il coefficiente e’ pari a 0,13/0,14%, in Gran Bretagna e in Italia arriva allo 0,50%. E’ evidente che chi nasce in una famiglia di ricchi avra’ – rispetto al figlio di un povero – la possibilità di ottenere un’istruzione di qualità (magari in una scuola privata o in un’universita’ all’estero) e di godere di relazioni sociali elevate (con famiglie influenti, potenti, ecc.) che gli permetteranno di avere una corsia preferenziale per un buon lavoro e una carriera gia’ instradata.
Info:
https://altreconomia.it/se-la-classe-inferiore-sapesse-chi-sono-i-ricchi-e-perche-continuano-a-essere-ammirati/
https://www.lafionda.org/2024/01/09/se-la-classe-inferiore-sapesse/
https://www.ossigeno.net/post/se-la-classe-inferiore-sapesse
https://altreconomia.it/perche-sappiamo-cosi-poco-dei-ricchi/