Capitalismo/Palermo

Il mito del mercato globale. Critica delle teorie neoliberiste – Giulio Palermo – Manofestolibri (2004)

Nella teoria economica la discussione della desiderabilita’ sociale di una particolare politica economica o, piu’ in generale, di un determinato modello di organizzazione dell’economia si basa sui concetti di razionalita’ ed efficienza.
La razionalita’ e l’ efficienza non sono concetti assoluti. Essi assumono significato solo all’interno di un contesto in cui siano esplicitati gli obiettivi che si vogliono perseguire.
Un determinato strumento puo’ essere efficiente rispetto al perseguimento di particolari obiettivi ed essere completamente inefficiente rispetto ad obiettivi diversi. Una barca e’ uno strumento efficiente per spostarsi sull’acqua, ma e’ completamente inefficiente per spostarsi su terra[…]
Ma se l’obiettivo rispetto al quale si valuta la societa’ e’ invece la massimizzazione dei profitti (di una parte della popolazione), allora miseria e poverta’ (per l’altra parte della popolazione) sono perfettamente compatibili con la razionalita’ e l’efficienza economica; anzi possono addirittura costituirne una condizione necessaria.
In questo caso, dunque, la poverta’ non risulta affatto indesiderabile a livello sociale (semplicemente perche’ si e’ identificato il bene della societa’ con la massimizzazione dei profitti di una parte della popolazione).
Tutto sta a chiarire quali sono gli obiettivi effettivamente perseguiti. Cambiando gli obiettivi cambia anche la valutazione della razionalita’ e dell’efficienza e, quindi, della desiderabilita’ sociale.
E allora, ammesso che effettivamente il sistema capitalista sia razionale ed efficiente in qualche senso, diventa importante innanzi tutto chiarire quali sono gli obiettivi sociali su cui si reggono i concetti di razionalita’ e di efficienza economica. Solo in questo modo e’ possibile ragionare apertamente sulla effettiva desiderabilita’ sociale del sistema economico in cui viviamo e su quella degli altri mondi possibili […]
Chi non ha risorse monetarie che permettano di domandare beni o servizi sul mercato, non esiste dal punto di vista economico e non ha alcun diritto di essere preso in considerazione dall’economista borghese quando si parla di razionalita’, efficienza, eccetera.
Quello che conta non e’ infatti la domanda intesa come insieme di beni e servizi che ciascun individuo desidera avere per poter soddisfare i propri bisogni, ma la domanda solvibile, quella che si esprime soldi alla mano.
I bisogni che non riescono ad essere espressi sul mercato per mancanza di denaro, di fatto non esistono secondo la definizione dell’efficienza della teoria borghese. Insomma, nella discussione della razionalita’ e dell’efficienza economica del capitalismo, gli individui sono presi in considerazione solo nella misura in cui essi siano in grado di comprare e di consumare.
Questo principio costituisce il riferimento fondamentale di tutta l’economia normativa tanto che, secondo gli economisti borghesi, il consumatore deve essere considerato come il vero “sovrano” dell’economia.

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