La convinzione che l’euro e l’Europa siano intrinsecamente liberisti, e quindi irriformabili, rimane ben presente nel dibattito politico italiano, cristallizzato tra i sostenitori dello status quo e sovranisti piu’ o meno dichiarati.
Tuttavia, la contrapposizione esiste, sia pure sottotraccia, anche a livello europeo nonostante le spinte verso la dissoluzione siano oggi piu’ deboli che in passato.
Gli europeisti stanno perdendo la battaglia delle idee contro i sostenitori dei vari “exit”, perche’ ne accettano la premessa fondamentale secondo cui un’unione monetaria non puo’ funzionare senza unione politica.
Essendo quest’ultima poco piu’ che una chimera, la difesa del processo di integrazione risulta fortemente indebolita e puo’ solo appellarsi alla paura: uscire costerebbe troppo, lascerebbe i piccoli Paesi indifesi, e cosi’ via. L’argomento europeista viene ciclicamente proposto come “il meno peggio”, a fronte dell’instabilita’ delle esperienze di governo sovraniste.
Si tratta di argomenti validi in se’, che pero’ evidenziano solo i costi dell’abbandono del progetto europeo, ammettendo quindi implicitamente che esso non porti benefici (o che ne porti esclusivamente ai soliti noti).
La debole, debolissima linea del Piave (sperando che non diventi la linea Maginot) diventa allora l’affermazione, purtroppo molto comune, per cui “l’euro non si doveva fare, ma ora tornare indietro sarebbe una catastrofe”.
Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-riconquista-perche-abbiamo-perso-l-europa-e-come-possiamo-riprendercela-di-francesco-saraceno/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-riconquista
https://www.europainmovimento.eu/europa/perche-abbiamo-perso-l-europa-e-come-possiamo-riprendercela.html
https://www.micromega.net/leuropa-vista-da-un-riformista/