Tra le categorie poco qualificate che hanno votato massicciamente per i partiti della sinistra negli anni cinquanta e sessanta del Novecento e che, in gran parte, hanno smesso di votare per questi partiti nel periodo 1990-2020, si ritrovano in particolare i lavoratori del settore industriale.
Questa diminuzione del voto operaio per i partiti socialisti, comunisti, socialdemocratici, democratici e laburisti nei decenni del dopoguerra e’ un fenomeno molto noto, registrato in tutti i paesi occidentali.
La spiegazione piu’ ovvia e’ la crescente percezione, tra i lavoratori, che i partiti che avrebbero dovuto difenderli non lo hanno fatto, soprattutto nel contesto di un drastico calo dell’occupazione industriale e di una globalizzazione avvenuta senza il supporto di un’efficace regolamentazione collettiva del lavoro.
Invece, tra le categorie in rapida espansione di laureati altamente qualificati che hanno mantenuto il loro voto a sinistra (o talvolta aumentato il loro voto a sinistra), troviamo soprattutto: insegnanti, professionisti dell’intermediazione e dirigenti del settore pubblico, nonche’ professionisti della sanita’ e della cultura.
Il ribaltamento dell’effetto istruzione non e’ avvenuto nel vuoto pneumatico, o in un ambiente stabile. Si e’ verificato nel contesto di una societa’ in rapida evoluzione, connotata da un aumento senza precedenti dei livelli d’istruzione e di accesso all’istruzione secondaria e universitaria, nonche’ da un’espansione inedita del settore dei servizi […]
Per semplificare, si puo’ dire che ci sono due spiegazioni principali: un’ipotesi sociale e un’ipotesi nativista, che non si escludono a vicenda. L’ipotesi sociale, che sembra la piu’ importante e convincente, e’ che le categorie popolari si siano sentite via via sempre piu’ abbandonate dai partiti di sinistra, mano a mano che questi si orientavano verso altre categorie sociali (e in particolare verso i piu’ istruiti). L’ipotesi nativista sostiene che siano invece i partiti di sinistra a essere stati abbandonati dalle classi popolari, catturate dalle sirene del voto razzista e anti-immigrazione.
Questa seconda interpretazione e’ particolarmente diffusa negli Stati Uniti, dove spesso si sostiene (non senza motivo) che i bianchi delle classi lavoratrici nel Sud abbiano iniziato la loro lenta transizione verso il partito repubblicano quando, negli anni sessanta, i democratici sposarono la causa antirazzista e antisegregazionista […]
In particolare, e’ innegabile che negli ultimi decenni i temi nativisti, razzisti e anti-immigrati siano stati sfruttati in modo ossessivo dai tradizionali partiti di destra (a partire dal partito repubblicano negli Stati Uniti e dal partito conservatore nel Regno Unito), oltre che dai nuovi movimenti di estrema destra incentrati su questi temi (il cui archetipo e’ il Front national in Francia).
Tuttavia, l’ipotesi nativista e’ molto problematica e non sembra in grado di spiegare correttamente tutti gli sviluppi osservati. […]
Quindi e’ l’ipotesi sociale l’elemento dominante, quello che motiva la sensazione delle classi popolari di essere state tradite dal centrosinistra: un meccanismo al quale si e’ poi agganciato il discorso nativista.
Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/