Per capire il «declino» dell’Italia bisogna dare almeno uno sguardo a come vanno le cose nei servizi, un settore complesso e variegato, che conta ormai per oltre il 70% del PIL.
A spiegare la relativa debolezza del sistema industriale italiano serve osservare come molti imprenditori abbiano colto l’occasione delle privatizzazioni degli anni Novanta e primi Duemila per spostare risorse e investimenti dai settori industriali piu’ esposti alla concorrenza ai piu’ protetti settori dei servizi pubblici (energia, telecomunicazioni, autostrade) e delle banche, dove una regolazione abbastanza accomodante consentiva di praticare prezzi (commissioni e margini di interesse per gli istituti di credito) elevati e ottenere, cosi’, alti profitti, senza doversi dannare troppo l’anima con l’innovazione e la produttivita’, oltre che con la concorrenza.
Il migliore di tutti i profitti di monopolio […] e’ la vita tranquilla. Ma la vita tranquilla delle imprese (e dei loro lavoratori) non fa crescere la produttivita’ e quindi l’economia e il reddito di tutti.
Info:
https://www.anobii.com/books/Sette_luoghi_comuni_sull%27economia/9788858124581/012e4b7607f103e80f
https://www.lavoce.info/archives/tag/i-sette-luoghi-comuni-sulleconomia/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858124581