C’è qualcosa che, per il drago cinese, potrebbe andare storto? Circolano almeno quattro diverse ipotesi avanzate da chi si aspetta che prima o poi la Cina inciampi.
La prima e’ che analoghe previsioni di inesorabile ascesa si facevano un tempo anche per il Giappone, che pareva destinato a superare gli Stati Uniti e a diventare la piu’ possente superpotenza economica globale. Quindi, anche la Cina potrebbe andare incontro alla stessa sorte subita dal Giappone dopo il 1989. Proprio perche’ i sistemi economico e politico non sono realmente competitivi, una bolla del mercato immobiliare o di quello azionario potrebbe determinare fallimenti di banche crescita zero e deflazione, precisamente gli stessi problemi che gravano sul Giappone da ormai due decenni. Contro questa ipotesi si puo’ osservare che un piccolo arcipelago al largo delle coste dell’Eurasia ben difficilmente avrebbe potuto reggere il confronto con una potenza continentale come gli Stati Uniti. Era ragionevole supporre, persino un secolo fa, che il Giappone avrebbe raggiunto il Regno Unito (il suo omologo occidentale) – come puntualmente ha fatto –, ma non che avrebbe potuto scavalcare gli Stati Uniti. […]
Una seconda ipotesi e’ che la Cina venga sconquassata da disordini sociali, come e’ accaduto gia’ molto spesso in passato. Dopotutto, la Cina rimane un paese povero, all’ottantaseiesimo posto nella classifica mondiale del reddito pro capite, con 150 milioni di cittadini (quasi uno su dieci) che vivono con l’equivalente di un dollaro e mezzo al giorno, o anche meno.
La disuguaglianza e’ aumentata vertiginosamente dopo l’introduzione delle riforme economiche, tanto che la distribuzione del reddito e’ ora sostanzialmente di tipo americano (anche se non certo brasiliano). Si calcola che lo 0,4 per cento delle famiglie cinesi possieda attualmente circa il 70 per cento della ricchezza complessiva del paese. Se si aggiungono a queste disparita’ economiche cronici problemi di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, non appare affatto sorprendente che le parti piu’ povere dell’hinterland rurale cinese siano mature per l’esplosione di proteste. Tuttavia, soltanto una fantasia sovreccitata puo’ costruire uno scenario rivoluzionario su queste davvero esili fondamenta. La crescita economica puo’ anche avere reso la Cina una societa’ con piu’ forti disuguaglianze, ma il regime capitalista-comunista gode attualmente di una quasi assoluta legittimita’ agli occhi del suo stesso popolo. In effetti, i dati dei sondaggi indicano che oggi i cinesi sono piu’ attaccati al principio del libero mercato persino degli stessi americani. La vera minaccia sociale per la stabilita’ della Cina e’ di natura demografica. In conseguenza della politica del figlio unico introdotta nel 1979, la Cina, nel 2030,avra’ una popolazione significativamente piu’ anziana di quella della vicina India, che ha quasi lo stesso numero di abitanti. Gli ultrasessantacinquenni costituiranno il 16 per cento del totale, in confronto ad appena il 5 per cento nel 1980. E lo squilibrio nel rapporto numerico tra i due sessi in province come quelle di Anhui, Hainan, Guangdong e Jiangxi sembra gia’ senza pari in qualsiasi societa’ moderna (fra il 30 e il 38 per cento di maschi in piu’ rispetto alle femmine). La prossima rivoluzione cinese, se mai ci sara’, sara’ guidata da scapoli frustrati. Ma la storia dimostra che i giovani senza donne possono abbracciare tanto la rivoluzione quanto il nazionalismo radicale.
Una terza ipotesi prevede che una classe media in ascesa possa, come spesso e’ avvenuto nella storia occidentale, richiedere maggiore voce in capitolo nella vita politica. Un tempo la Cina era una societa’ rurale. Nel 1990 tre cinesi su quattro vivevano in campagna.
Oggi il 45 per cento della popolazione cinese vive in città e nel 2030 la proporzione raggiungera’ il 70 per cento. […]
La quarta e ultima ipotesi e’ che la Cina potrebbe assumere un orientamento cosi’ antagonistico nei confronti dei suoi vicini da convincere questi ultimi a gravitare, come contrappeso, verso una coalizione guidata dagli Stati Uniti, mossi a propria
volta da un’impostazione sempre piu’ realista. Senza dubbio, non c’e’ penuria di malcontento nel resto dell’Asia per il modo in cui oggi la Cina fa sentire tutto il peso della sua forza. I progetti cinesi per una diversione delle risorse idriche dell’altipiano tibetano di Qinghai hanno preoccupanti conseguenze per il Bangladesh, l’India e il Kazakistan. A Hanoi si sta ormai esaurendo la pazienza per la pratica cinese di utilizzare i propri operai nelle miniere vietnamite di bauxite.E le relazioni con il Giappone si sono così incrinate in occasione della controversia sulle minuscole isole Senkaku (Diaoyu) che la Cina ha imposto un embargo sulle esportazioni di terre rare come ritorsione per il sequestro di un peschereccio cinese finito in acque giapponesi.
Info:
https://www.anobii.com/books/Occidente/9788804635697/011d1cf5b02d09a991
https://www.qlibri.it/saggistica/storia-e-biografie/occidente.-ascesa-e-crisi-di-una-civilt%C3%A0/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2015/12/02/news/ecco-come-loccidente-si-e-illuso-90208/